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Marco Cuccaro

Il Trattamento Osteopatico


Il trattamento osteopatico

In cosa consiste il trattamento osteopatico? In questo articolo cercherò di spiegarvi le fasi principali di un trattamento raccontando i concetti che stanno alla base della valutazione, del trattamento e del processo terapeutico.



Find It, Fix It and Leave It Alone


Questa è una frase famosa in osteopatia che fa da guida e racchiude il senso del trattamento osteopatico. Tradotta significa: “Trovala, aggiustala e lasciala sola“. L’oggetto della frase è la disfunzione primaria, di cui abbiamo ampiamente parlato in questo articolo. Semplificando molto, la disfunzione primaria è ciò che più influenza il corpo del paziente e che porta un adattamento importante a tutto il sistema. In poche parole è l’origine e la causa principale del problema. Nel trattamento osteopatico troviamo 3 fasi importanti:


– la valutazione

– il trattamento

– il processo terapeutico



La Valutazione Osteopatica


La valutazione è la fase più importante, perché è il momento in cui l’osteopata ricerca nel corpo la disfunzione primaria. E’ fondamentale spendere del tempo in questa ricerca perché se la disfunzione primaria viene individuata allora, una volta sistemata, si avrà davvero la possibilità di far star meglio il paziente. Questa fase non è semplice perché il nostro corpo ha molte disfunzioni anche fisiologiche, cioè tutti gli adattamenti che il sistema attua per mantenere il corpo in equilibrio.


La Catena Lesionale

Pensiamo a quando ci è capitato di prendere una storta ad una caviglia. Ovviamente per continuare a camminare è necessario prendere degli accorgimenti. Non è più possibile caricare tutto il peso su quel piede, ma bisogna distribuire il peso diversamente. Il corpo si adatterà quindi alla nuova situazione. Le ginocchia avranno un carico diverso e di conseguenza anche il bacino e le anche. Lo stesso farà la colonna che si dovrà adattare magari curvandosi più da un lato. Questa è definita “catena lesionale“, cioè la serie di adattamenti che il corpo genera a partire da una un’area disfunzionante. La catena lesionale nasce dall’incapacità del corpo di gestire una zona. Il sistema allora organizza tutto ciò che c’è intorno ad essa per compensare ciò che l’area disfunzionante non è più in grado di fare. E’ importante ricordare che tutti questi adattamenti rappresentano il modo migliore che il corpo ha trovato per mantenere in equilibrio il sistema. Quest’ultima semplice frase racchiude una visione profonda: ogni adattamento è necessario all’equilibrio e alla salute del paziente e quindi pretendere che il corpo sia perfettamente “dritto e simmetrico” è un errore. Pensiamo a una persona che si reca dal medico con le stampelle perché non può appoggiare un piede. Sarebbe stupido pretendere che il paziente lasci le stampelle per tornare a camminare senza prima essersi assicurati che il piede sia guarito. Le stampelle sono necessarie per la sua salute, per permettergli di continuare la vita di tutti i giorni. Allo stesso modo alcune disfunzioni sono necessarie e non vanno eliminate se prima non abbiamo corretto la disfunzione primaria. Per questo la mano dell’osteopata deve indagare a fondo lungo la catena lesionale per cercare ciò che sta mantenendo attivo il problema.


L’Ascolto

In osteopatia con la parola “ascolto” non ci si riferisce all’ascolto delle parole del paziente, ma all’ascolto dei tessuti del suo corpo e a ciò che ci dicono. In questo articolo abbiamo parlato della caratteristica principale dell’osteopata, cioè la sensibilità che si sviluppa in questo tipo di ascolto.

La mano dell’osteopata diventa quindi lo strumento fondamentale per rintracciare le disfunzioni e dialogare con i tessuti. Quando la mano viene poggiata sulla pelle del paziente, in base alla pressione si possono raggiungere diversi strati di tessuti. Una volta raggiunto l’organo, la fascia o il tessuto che ci interessa si dà un piccolo stimolo e si rimane in ascolto. In base alla reazione del tessuto si riceve un’informazione. Nel tempo e con tanta pratica si diventa esperti nell’interpretare i vari tipi di informazioni e si impara a dialogare con il corpo.


Parametri di Valutazione

Prima di iniziare a trattare è importante decidere alcuni parametri che ci serviranno per rivalutare il cambiamento che avverrà nel corpo dopo il trattamento. Questi parametri possono essere ad esempio movimenti delle braccia, delle gambe, del collo o di altre parti del corpo che al momento della valutazione presentano una tensione collegata alla disfunzione primaria. Osservare il cambiamento della quantità e della qualità del movimento o del rilascio della tensione è importante sia per l’osteopata sia per il paziente. Per l’osteopata, soprattutto nei primi anni di pratica, può servire come conferma più oggettiva di ciò che sente in maniera più sottile con la sua mano. Per il paziente è utile per rendersi conto del cambiamento che c’è stato. Questo dà fiducia e aiuta sia i processi di guarigione sia a favorire un maggiore ascolto del proprio corpo.



Il Trattamento Osteopatico


Lo scopo dell’osteopata è stimolare e accompagnare il corpo a trovare un’organizzazione migliore di quell’area disfunzionale. Nel momento in cui la disfunzione primaria viene liberata, cioè torna ad essere gestita in maniera efficace dal corpo, tutto il sistema può trovare un nuovo equilibrio completamente diverso. Ogni parte può tornare a svolgere il suo compito originale e la catena lesionale può essere ripristinata.


Il Trattamento Osteopatico nella Pratica

Il trattamento osteopatico viene eseguito a partire dall’ascolto di cui abbiamo parlato prima. Contattando il tessuto che ci interessa possiamo applicare forze dirette o indirette, cioè che aumentano la tensione o la diminuiscono, per chiedere al corpo di riorganizzare quell’area. Esistono tantissimi tipi di tecniche, ma non affronterò questo vasto argomento in questo articolo. Quello che ci tengo a sottolineare è che il trattamento è legato profondamente al paziente e alla risposta unica del suo sistema. Di conseguenza, difficilmente verranno eseguiti due trattamenti uguali tra diversi pazienti. E lo stesso vale anche per il singolo paziente, perché dopo ogni trattamento l’organizzazione del suo sistema cambierà e il trattamento cambierà con esso. Per questo è impossibile stabilire dei protocolli standard per le diverse problematiche e questa è proprio la bellezza di questa professione: l’unicità del paziente distrugge la routine e obbliga l’osteopata ad affrontare con curiosità e novità ogni caso.


Come si Corregge una Disfunzione?

Tutte le tecniche che vengono utilizzate nel trattamento osteopatico hanno l’obbiettivo di rimodulare le afferenze del sistema nervoso per avere un cambiamento. Capiamo cosa vuol dire in maniera semplice. Quando camminiamo le tensioni dei muscoli che ci permettono di compiere un passo sono mantenute da segnali elettrici che arrivano dal cervello. Questi segnali sono frutto dell’elaborazione di tantissime altre informazioni che arrivano ad esempio dalla vista, dal senso dell’equilibrio, dalla percezione del proprio corpo e molte altre. Queste informazioni che arrivano al cervello sono dette afferenze e quelle che partono da esso per arrivare ai muscoli sono chiamate efferenze. In ogni istante, lo stato del nostro corpo è il risultato delle elaborazioni da parte del sistema nervoso di tutte le afferenze che arrivano dal nostro corpo. Anche la disfunzione è quindi la risultante di un’elaborazione del cervello. Quello che fa l’osteopata attraverso le tecniche è dare informazioni nuove al sistema nervoso, con l’intento di aiutarlo a trovare un modo più efficiente di organizzare l’area disfunzionante. Cambiando le informazioni che arrivano al cervello si avrà una modifica anche nella sua risposta, producendo così un cambiamento nella zona trattata. Non esistono mai tecniche meccaniche. Tutto è sempre mediato dal sistema nervoso che decide se e come modificare una parte del corpo.



Il Processo Terapeutico


Il processo terapeutico non termina con la fine del trattamento, anzi quello è proprio l’inizio. La frase iniziale diceva: “Trovala, aggiustala e lasciala sola“. Questa fase è importante quanto le altre. Dopo il trattamento osteopatico bisogna lasciare al sistema il tempo di ritrovare un equilibrio nuovo. E questo non è istantaneo. Aver sciolto la catena lesionale liberando la disfunzione primaria non basta a guarire il paziente. Il corpo deve ripristinare pian piano tutte le funzioni delle aree che fino a poco prima erano alterate dalla catena lesionale. Come abbiamo spiegato in questo articolo il corpo è un’unità e il più piccolo cambiamento di una parte condiziona tutto il resto. Il trattamento osteopatico è la rottura di un circolo vizioso, trasformandolo da vizioso a virtuoso. Da quel punto in poi la guarigione è lasciata alla saggezza del medico interiore di ognuno.


Quanto Tempo Serve?

Anche in questo caso non esiste una risposta univoca. Come ripeto continuamente ogni paziente è unico e in base alle capacità e alle risorse del suo sistema, il processo terapeutico avverrà in tempi diversi. Un trattamento può innescare processi che possono durare giorni, settimane e addirittura mesi. Pensare di farsi trattare a breve distanza per fare il maggior numero di trattamenti nel minor tempo possibile e guarire prima è un grave errore. Non solo non è utile al processo terapeutico, ma può essere addirittura controproducente. Dopo il trattamento osteopatico il corpo ha bisogno di metabolizzare tutte le informazioni ricevute. Se in questo tempo in cui è impegnato a trovare un nuovo equilibrio gli diamo informazioni nuove, non facciamo altro che mandarlo in confusione e metterlo in difficoltà.

E’ dunque importante avere pazienzarispetto e fiducia nel corpo e nell’intelligenza che lo abita.

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